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Peter Kor: un autore critico e poco conosciuto

Sguardo critico all'ufologia: Peter Kor

L’analisi critica del fenomeno degli oggetti volanti non identificati (UFO) e dell’ufologia, sviluppata attraverso gli scritti del critico Peter Kor (pseudonimo di Tom Comella, che ha avuto un’ampia produzione di articoli tra il 1959 circa ed i primissimi anni ottanta del ventesimo secolo), si concentra sulla mancanza di fondamento empirico a sostegno delle visite extraterrestri. Il nucleo di tale indagine è la confutazione dell’ipotesi che i presunti “incontri ravvicinati” (close encounters) costituiscano una prova definitiva di visitatori alieni.

I documenti sostengono che l’intera “saga dei dischi volanti” non si fonda su fenomeni fisici dimostrabili, ma poggia esclusivamente su resoconti di esperienze straordinarie non verificabili. Nonostante la diffusione degli avvistamenti per decenni, si evidenzia l’assenza di una singola prova fisica inconfutabile, come rottami, corpi alieni o artefatti inequivocabili. Le tracce fisiche comunemente citate a supporto dei casi (quali rami rotti o depressioni nel terreno) sono considerate banali e spiegabili in modo più razionale attraverso cause naturali, senza la necessità di ricorrere a un’ipotesi aliena.

Un elemento critico fondamentale è la dicotomia dell’evidenza: i resoconti più significativi e straordinari (come atterraggi, rapimenti o contatti) sono sistematicamente i meno verificabili, mentre i resoconti che offrono una verifica oggettiva (come luci lontane o segnali radar ambigui) sono privi del contenuto eccezionale necessario per comprovare l’intervento extraterrestre.

L’analisi estende la critica alla metodologia dell’ufologia stessa, spesso descritta come un “movimento” o un “culto” piuttosto che una ricerca razionale. L’approccio dei ricercatori è ritenuto viziato da un ragionamento circolare (l’assunzione che i resoconti non confutati debbano essere veri, ignorando che la mancanza di smentita non è prova di verità).

Le presunte esperienze di visita aliena vengono spiegate come fenomeni soggettivi derivanti da diverse fonti, tra cui: la misinterpretazione di stimoli sensoriali ambigui o distorte da stress ed eccitazione; l’“isteria intellettuale,” in cui le credenze preesistenti portano all’interpretazione automatica di eventi ordinari in termini straordinari; e la “contagiosità delle esperienze strane,” un meccanismo sociale dove le descrizioni iniziali agiscono come “suggestioni” per strutturare le esperienze successive, contribuendo alla creazione di miti moderni.

Si suggerisce che per risolvere il mistero sia necessario abbandonare la ricerca di una Dimostrazione (prova fisica diretta) o di una Rivelazione (intuizione mistica), per concentrarsi invece sulla Comprensione (Comprehension). Questa richiede un cambiamento concettuale cruciale, spostando l’attenzione dall’esistenza e dall’origine dei presunti oggetti all’analisi del modello e della funzione delle affermazioni (claims) stesse. In definitiva, il mistero risiede nel perché le persone fanno tali affermazioni, e non nell’origine dei veicoli alieni.

L’analisi complessiva di Peter Kor sulle presunte prove, motivazioni e dinamiche psicologiche alla base del fenomeno UFO mette in luce una conclusione radicale: l’intera saga dei dischi volanti si fonda esclusivamente su affermazioni non comprovate. Il mistero persiste non per l’attività oggettiva di visitatori alieni, ma per fattori cognitivi, psicologici, sociali e culturali che plasmano sia le testimonianze sia la nascita di un vero e proprio movimento ideologico.

  1. Critica delle Prove (Evidenze)

Kor sostiene che la domanda cruciale non sia “Che cosa sono i dischi volanti?”, ma “I dischi volanti esistono?”. La sua risposta è netta: non esiste una singola prova verificata dell’arrivo di veicoli extraterrestri altamente avanzati.

Mancanza di prove fisiche definitive. I presunti residui di incontri ravvicinati – rami spezzati, depressioni nel terreno, tracce indistinte – sono troppo banali per richiedere l’ipotesi di visitatori alieni e trovano spiegazioni naturali più plausibili.

Affidabilità carente dei resoconti. La maggior parte delle affermazioni poggia unicamente sulle parole dei testimoni. La mancanza di confutazioni non equivale a prova.

Doppia natura delle prove. I resoconti più spettacolari offrono contenuti eccezionali ma zero verifiche; quelli banali forniscono verifiche modeste ma contenuto insignificante.

Metodi di verifica inadeguati. Tecniche come la macchina della verità o l’ipnosi non sostituiscono prove fisiche. L’ipnosi, in particolare, crea narrazioni altamente suggestionate che non possono essere considerate evidenze.

  1. Interpretazione dei Resoconti: Aspetti Psicologici e Soggettivi

Kor sottolinea che molti incontri ravvicinati derivano da processi cognitivi e psicologici, non da eventi oggettivi.

Misinterpretazione e “isteria intellettuale”. Stimoli sensoriali ambigui vengono trasformati inconsciamente in esperienze concrete; inoltre, individui già convinti dell’esistenza di visitatori alieni reinterpretano automaticamente eventi ordinari in chiave straordinaria.

Aspettativa e suggestione. Esperienze insolite emergono più facilmente quando un forte stato emotivo o un evento ambiguo si intreccia con l’aspettativa di incontrare alieni. La suggestione condivisa nei gruppi contribuisce a creare narrazioni uniformi.

Frodi e motivazioni personali. Non tutti i narratori sono onesti. Le motivazioni dell’inganno variano dall’ottenere attenzione allo spiegare problemi personali, fino al rivestire esperienze confusive con una cornice narrativa “aliena”.

  1. La Vera Natura del Mistero

Per Kor, il compito del ricercatore razionale non è spiegare gli UFO, ma spiegare le affermazioni sugli UFO. La sincerità del denunciante non garantisce accuratezza: si può essere onesti e profondamente in errore.

La persistenza e la somiglianza globale dei resoconti derivano da un fenomeno simile al contagio: gli elementi narrativi iniziali circolano culturalmente e orientano le percezioni successive. Fantascienza, progresso tecnologico e l’era spaziale hanno fornito il quadro mentale che struttura queste esperienze.

Per risolvere il mistero, Kor propone una “soluzione del terzo tipo”: comprendere il fenomeno come prodotto del regno delle idee e dei modelli culturali, non come testimonianza dell’arrivo di veicoli alieni.

  1. I Fattori Psicologici e Sociali che Sostengono il Movimento Ufologico

Al di là delle singole testimonianze, Kor descrive un sistema motivazionale più profondo che alimenta e perpetua il movimento ufologico.

a. Alienazione, bisogno di fede e dinamiche personali

Secondo Kor, il motore più potente del movimento è l’“alienazione esistenziale” dei suoi partecipanti.

Crisi del quadro di credenze. Il crollo del tradizionale orizzonte religioso in Occidente, sotto la pressione della scienza e della tecnologia, spinge alcuni individui – spesso ex credenti – a cercare una nuova visione del mondo.

Convinzione compulsiva. Per molti ricercatori, l’idea che i dischi volanti siano fenomeni straordinari diventa indispensabile per dare senso alla propria ricerca e alla propria vita.

Status e compensazione psicologica. L’ufologia offre riconoscimento e appartenenza a chi non ha trovato successo professionale o sociale, oppure funge da simbolo di indipendenza contro le istituzioni tradizionali.

b. La formazione di un mito e l’irrigidimento ideologico

L’assenza di prove definitive ha progressivamente trasformato la ricerca in un movimento ideologico.

Impegno per l’irrazionale. Molti partecipanti preferiscono la “fantasia euforica” alla dura realtà, abbracciando spiegazioni non supportate dai fatti.

Costruzione del mito. Lo scarto tra ciò che si crede (gli UFO come astronavi) e ciò che si può dimostrare (nulla) ha prodotto un vero “mito moderno”. Il movimento dedica sempre più tempo a sviluppare la propria mitologia interna e la propria politica.

Fede escatologica. Il movimento si struttura come una sorta di religione spontanea che attende l’arrivo di intelligenze superiori dallo spazio.

c. Contagio, suggestione e persistenza del mistero

La riproduzione culturale delle esperienze gioca un ruolo decisivo.

Diffusione delle suggestioni. I resoconti iniziali fungono da modelli che orientano le narrazioni successive, soprattutto quando aspettative forti incontrano eventi ambigui.

Il vantaggio della sincerità. Molti testimoni credono veramente alle proprie storie, rafforzando involontariamente la loro credibilità sociale.

La dicotomia delle prove. I resoconti spettacolari offrono immaginario ma zero verifiche; quelli banali offrono verifiche ma nessun contenuto rilevante. Il movimento rimane così intrappolato in un ciclo autoalimentato.

In sintesi, per Peter Kor il fenomeno UFO non riguarda veicoli extraterrestri, ma la struttura mentale, culturale e sociale che sostiene le narrazioni, le aspettative e la mitologia del movimento ufologico. I dischi volanti non sono ciò che i resoconti descrivono: sono prodotti dell’immaginazione, della percezione fallibile, della necessità umana di trovare significato e, in certa misura, del bisogno di costruire nuovi miti in un mondo in rapido cambiamento.



I Principi dell’Indagine Razionale di Peter Kor: Una Guida al Pensiero Critico

Introduzione: Una Fondazione per il Pensiero Chiaro

Nell’ambito dell’epistemologia, la disciplina che studia la natura della conoscenza, affrontare argomenti non convenzionali richiede una mente disciplinata e un metodo rigoroso. L’indagine razionale è la bussola che ci permette di navigare tra affermazioni straordinarie e prove ambigue, distinguendo la realtà dalla fantasia. Peter Kor, un pensatore critico acuto e meticoloso, ha utilizzato il fenomeno dei “dischi volanti” non per avallarne la mitologia, ma come un affascinante caso di studio per illustrare i principi universali del ragionamento logico e della valutazione delle prove. I suoi scritti, di conseguenza, non offrono una cronaca di eventi inspiegabili, bensì una fondazione per il pensiero chiaro, un kit di strumenti intellettuali indispensabile per chiunque desideri comprendere il mondo in modo obiettivo.

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1. Il Problema Fondamentale: Prove e Affermazioni

Secondo Kor, prima di poter analizzare qualsiasi fenomeno, è essenziale comprendere la relazione fondamentale tra ciò che viene affermato e le prove portate a suo sostegno. Senza una solida comprensione dei principi di base della logica probatoria, ogni indagine è destinata a fallire.

1.1. Principio 1: Affermazioni Straordinarie Richiedono Prove Straordinarie

Il principio cardine di Kor è che il livello delle prove deve essere direttamente proporzionale alla straordinarietà dell’affermazione. Non tutte le affermazioni sono uguali e, di conseguenza, non tutte richiedono lo stesso grado di dimostrazione. Kor illustra questo concetto con un semplice esempio in “Is Your Saucer Search Rational?”:

• Se qualcuno ti dice che c’è un albero fuori casa tua, probabilmente gli crederai sulla parola. È un’affermazione ordinaria.

• Se ti dice che c’è un albero rosso, bianco e blu, non gli crederai così facilmente. Vorrai vederlo con i tuoi occhi, perché è un’affermazione insolita.

• Se ti dice che c’è un albero volante, non solo vorrai vederlo, ma richiederai prove molto più conclusive, perché l’affermazione è straordinaria e contraddice la nostra conoscenza consolidata del mondo.

La ragione di tale rigore risiede in un principio epistemologico più profondo: l’accettazione di affermazioni straordinarie richiede una “revisione proporzionata della saggezza convenzionale”. Una revisione non necessaria, avverte Kor, è una distorsione. Accettare affermazioni radicali senza prove adeguate porta a una profonda deformazione della conoscenza, dove l’immaginazione prende il posto della realtà.

1.2. Principio 2: L’Assenza di Smentita non è una Prova

Un errore logico comune, e spesso una precisa tattica retorica, è quello di considerare un’affermazione vera semplicemente perché non può essere smentita. Kor smonta questa fallacia, nota come argomento dell’ignoranza.

Ma la mancanza di smentita non è una prova di verità.

— Peter Kor, “Are the Close Encounters Proof of Alien Visitors?”

Kor osserva che questo errore non è solo un difetto di ragionamento, ma una deliberata manovra retorica utilizzata da alcuni “ricercatori” per apparire scettici. Ammettendo che la maggior parte dei resoconti non regge, essi si presentano come scettici intransigenti; quando poi dichiarano che un “nucleo” di casi rimane inspiegato, l’implicazione è che questi debbano essere autentici. L’implicazione logica di questa fallacia è profonda: la stragrande maggioranza di tali affermazioni si basa esclusivamente su testimonianze verbali, rendendole quasi impossibili da smentire oggettivamente. Ma l’impossibilità di confutare non conferisce veridicità.

1.3. Principio 3: L’Onere della Prova Ricade su Chi Afferma

In un’indagine razionale, i ruoli e le responsabilità sono chiari. Non spetta allo scettico o all’inquirente il compito di smentire un’affermazione; spetta a chi la propone il dovere di sostenerla con prove adeguate.

RuoloResponsabilità secondo Kor
Il DichiaranteFornire prove sufficienti per stabilire la credibilità della propria affermazione.
L’InquirenteValutare le prove fornite; non ha la responsabilità di smentire l’affermazione o di accettarla come vera in assenza di prove.

Secondo Kor, è il proponente di una tesi a doverla sostenere. Se non è in grado di farlo, la sua affermazione deve essere respinta, non accettata per mancanza di confutazione.

Kor stabilisce che un’indagine razionale poggia su una chiara comprensione dell’onere della prova. Tuttavia, anche con questa fondazione, un investigatore può essere facilmente fuorviato se non è in grado di discernere la qualità delle prove presentate—una sfida che Kor affronta decostruendo la nozione stessa di “dimostrazione”.

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2. Valutare le Prove: Cos’è una “Dimostrazione”?

Kor distingue nettamente tra diversi tipi di “prove”, sottolineando come la maggior parte di esse, specialmente nel campo degli UFO, non superi un esame rigoroso. Questo ci porta a una distinzione cruciale tra esperienza soggettiva e conoscenza oggettiva.

2.1. La Debolezza della Testimonianza: L’Esperienza non è Trasferibile

Molti difendono le proprie convinzioni esclamando: “Ma l’ho visto con i miei occhi!”. Kor spiega che questo appello confonde due concetti distinti: l’esperienza personale, che è privata, e la conoscenza, che deve essere pubblica e dimostrabile.

L’esperienza non è trasferibile. Non importa quanto un evento possa essere stato avvincente per un individuo, la conoscenza oggettiva richiede prove che chiunque possa esaminare. Inoltre, la percezione umana è fallibile. Fattori come stress, aspettative e interpretazioni soggettive possono alterare drasticamente il ricordo di un evento. Una volta che una persona interpreta un’immagine sfocata come un “disco roteante”, afferma Kor, “è impossibile recuperare i dati originali” e identificare l’errore interpretativo. L’inquirente si ritrova, così, a dover spiegare il disco, non l’immagine sfocata.

2.2. Definire la Prova Fisica Bona Fide

Non tutte le tracce fisiche costituiscono una prova valida per un’affermazione straordinaria. Kor traccia una distinzione cruciale:

• Tracce Insignificanti: Elementi come “rami d’albero spezzati e depressioni nel terreno” sono comuni e non richiedono ipotesi straordinarie. È più razionale attribuirli a cause naturali o banali piuttosto che accettarli come prova di visite aliene.

• Prove Fisiche Bona Fide: Per Kor, una prova fisica valida deve consistere in “dispositivi fisici, artefatti, ecc., che non potrebbero essere spiegati in modi più banali”.

Kor conclude con un’affermazione tagliente: “Finché tali prove mancano, gli scettici sono giustificati nel presumere che gli ‘eventi’ non si siano verificati come riportato”. La mancanza di prove bona fide non è solo una debolezza nel caso del proponente, ma una giustificazione per l’incredulità dello scettico.

2.3. L’Illusione delle Somiglianze: Il Contagio delle Idee

Un argomento comune sostiene che la somiglianza tra i resoconti di incontri in diverse parti del mondo dimostri l’esistenza di un fenomeno oggettivo. Kor offre una contro-tesi potente: le esperienze straordinarie sono “contagiose”.

Elementi provenienti dai resoconti iniziali vengono comunicati ampiamente e agiscono come “suggerimenti” che strutturano le esperienze successive. Le persone, spesso inconsciamente, assimilano questi dettagli e li incorporano nelle proprie percezioni di eventi ambigui. Questo crea schemi ricorrenti che non riflettono un’agenzia esterna e oggettiva, ma piuttosto la mitologia culturale del tempo, come la fantascienza.

Avendo stabilito le trappole legate alle prove esterne, Kor sposta l’analisi dal ‘cosa’ al ‘perché’, indagando le fallacie interne al nostro stesso modo di pensare.

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3. Le Trappole del Pensiero: Come ci Inganniamo

Per Kor, molti misteri non risiedono nel fenomeno in sé, ma nei difetti sistematici del nostro apparato cognitivo. Siamo spesso i nostri peggiori ingannatori.

3.1. Il Pregiudizio dell’Investigatore e l’Isteria Intellettuale

Kor identifica due meccanismi chiave di errata interpretazione che distorcono la nostra percezione della realtà:

1. Input Sensoriali Ambiguï: Quando uno stimolo è vago o incerto (perché lontano, veloce o percepito in uno stato di stress), la mente cerca di dargli un senso. Questa incertezza viene spesso risolta tramite “formule o assunzioni subconscie” basate su credenze e aspettative preesistenti. Un’immagine sfocata può così trasformarsi nella mente di un credente in un “disco roteante”.

2. Isteria Intellettuale: Si tratta della tendenza a “interpretare automaticamente eventi ordinari in termini di spiegazioni straordinarie” a causa di una convinzione profondamente radicata. Kor cita l’esempio di un “ricercatore” convinto di essere sorvegliato, che interpreta un’auto che rallenta momentaneamente davanti a casa sua come la prova inconfutabile di essere monitorato, ignorando qualsiasi altra spiegazione banale.

3.2. L’Equivoco della Sincerità: Onesti, ma in Errore

È fondamentale distinguere tra l’onestà di un testimone e l’accuratezza del suo resoconto. La sincerità non è una garanzia di verità.

…una persona può essere sincera e onesta—e comunque sbagliarsi!

— Peter Kor, “Are the Close Encounters Proof of Alien Visitors?”

Molti testimoni credono sinceramente in ciò che riportano, e la loro convinzione può essere potente. Qui si crea un legame diretto con il principio del “contagio delle idee”: è proprio la sincerità di questi individui onesti ma in errore a “convincere gli altri”. Questa sincerità agisce come il principale vettore di trasmissione per le idee contagiose e non verificate. Di conseguenza, l’indagine razionale deve valutare l’oggettività dell’evento, non la sincerità dell’individuo.

Per superare queste trappole cognitive, Kor propone un approccio all’indagine che sposta radicalmente il focus del problema.


4. Un Nuovo Quadro per l’Indagine: Il Percorso della “Comprensione”

Questa sezione finale rappresenta il culmine del pensiero di Kor: un approccio che sposta l’obiettivo dall’oggetto dell’indagine al processo di indagine stesso, cercando non una prova fisica, ma una comprensione concettuale.

4.1. I Vicoli Ciechi: Oltre la Dimostrazione e la Rivelazione

Kor descrive tre approcci fondamentali per risolvere un mistero, due dei quali sono destinati al fallimento.

ApproccioDescrizionePerché Fallisce secondo Kor
DimostrazioneLa ricerca di una prova diretta e osservabile (es. un disco volante che atterra in pubblico).È impossibile se gli oggetti, così come descritti, non esistono. L’attesa è vana.
RivelazioneLa sostituzione della ragione con l’intuizione e la convinzione (es. trance, medianità).Produce cambiamenti nella personalità, non verità sulla realtà. È un approccio soggettivo.
ComprensioneUna dimostrazione attraverso la concettualizzazione razionale.Non fallisce. Secondo Kor, è l’unico percorso che porta a una soluzione razionale del problema.

4.2. Il Potere della Comprensione: La Vera Domanda

Il vero percorso verso la soluzione è la Comprensione. Questo approccio rappresenta un completo cambio di paradigma. Non si concentra sugli oggetti presunti (i dischi volanti), ma sui resoconti stessi. L’obiettivo non è dimostrare cosa siano gli UFO, ma creare una nuova e più potente prospettiva che spieghi perché le persone fanno queste affermazioni. Kor, in sostanza, sostiene che il “mistero dei dischi volanti” non è un problema per la fisica o l’astronomia, ma per la psicologia, la sociologia e l’epistemologia. La domanda cruciale non è “Cosa sono gli oggetti?”, ma “Perché esistono questi resoconti?”. La risposta non risiede in un campo o in un cielo notturno, ma nel regno delle idee e della psicologia umana.

4.3. I Tre Pilastri della Comprensione

Per raggiungere la “Comprensione”, Kor delinea tre principi guida fondamentali:

1. Analizzare i Resoconti, non gli Oggetti: Il compito principale del ricercatore razionale è spiegare i resoconti, non ciò che essi presumibilmente descrivono. Il focus si sposta dal fenomeno esterno all’esperienza umana che lo genera.

2. Focalizzarsi sullo Straordinario: I resoconti più importanti per la comprensione non sono quelli meglio documentati ma banali (es. luci lontane), bensì quelli con il contenuto più straordinario (es. incontri ravvicinati). Questi casi estremi, essendo i meno sostenuti da prove, rivelano più chiaramente i meccanismi psicologici e culturali in gioco.

3. Cercare gli Schemi, non i Dettagli: I dettagli specifici di ogni singolo caso sono spesso contraddittori e fuorvianti. Ciò che è veramente importante sono gli schemi generali che emergono dall’insieme delle prove, come la costante e universale mancanza di prove fisiche definitive. Questo schema è più significativo di qualsiasi presunto dettaglio di un incontro.

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Applicare i Principi di Kor come Strumenti di Pensiero

I principi di Peter Kor costituiscono un “kit di strumenti” universale per il pensiero critico, una vera e propria postura filosofica di fronte all’ignoto. Sebbene il suo campo di analisi fosse il fenomeno dei dischi volanti, le sue lezioni trascendono ampiamente questo argomento. Le sue intuizioni sull’onere della prova, sulla valutazione critica delle testimonianze, e sulla necessità di essere consapevoli dei propri pregiudizi cognitivi, sono applicabili a qualsiasi affermazione straordinaria. In un’era satura di informazioni e disinformazione, il quadro di Kor per l’indagine razionale non è solo uno strumento accademico, ma una guida essenziale per navigare la realtà con chiarezza, rigore e, soprattutto, con quella responsabilità intellettuale che è il fondamento del vero pensiero critico.

Analisi Retorica di Peter Kor: La Decostruzione di un Mito Moderno

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1. Introduzione: Il Progetto Retorico di Peter Kor

Nel discorso sui dischi volanti della metà del XX secolo, Peter Kor emerge non semplicemente come uno scettico, ma come una figura retorica sistematica e influente. Attraverso una prolifica serie di articoli pubblicati su riviste come Flying SaucersSearch Magazine e Saucer News, Kor ha costruito un progetto retorico deliberato e coerente, finalizzato non solo a confutare le singole affermazioni, ma a smantellare le intere strutture di credenza che sostengono la “saga dei dischi volanti”. La tesi centrale di questa analisi è che il potere persuasivo di Kor deriva da una strategia articolata su tre livelli distinti: in primo luogo, stabilisce un quadro filosofico rigido per definire i concetti di “realtà” e “prova”, controllando così i termini del dibattito; in secondo luogo, decostruisce sistematicamente ogni forma di prova presentata dai sostenitori, dalle testimonianze oculari alle tracce fisiche; infine, riformula l’intero fenomeno UFO, trasformandolo da un mistero esterno a un artefatto psicologico e sociologico radicato nella credulità umana. Per comprendere appieno la metodologia di Kor, è indispensabile esaminare innanzitutto il fondamento filosofico su cui poggia l’intera sua critica.

2. Il Fondamento Filosofico: Definire i Termini del Dibattito

In ogni dibattito, chi stabilisce il quadro epistemologico controlla la narrazione. Kor sfrutta magistralmente questa tattica per impossessarsi, fin dall’inizio, del predominio epistemologico attraverso la definizione di un rigoroso quadro materialista e positivista. Egli definisce esplicitamente i concetti chiave per escludere a priori qualsiasi affermazione che non si conformi ai suoi criteri. La “realtà” è definita come ciò che esercita “effetti dimostrabilmente rilevabili”. Un “fatto”, sostiene, non è qualcosa di inventato ma un elemento assoluto che viene “scoperto”. La “conoscenza”, a sua volta, non può essere un’esperienza privata o una “compulsione” soggettiva; deve essere pubblica e comprovata attraverso una “dimostrazione pubblica” dell’esperienza oggettiva. Questa mossa strategica costituisce un potente atto di esclusione retorica. Ancor prima che il dibattito abbia inizio, Kor squalifica preventivamente ogni prova radicata nell’esperienza soggettiva o nell’ambiguità—il cuore stesso dell’ufologia—inquadrandola come intrinsecamente irrazionale e indegna di seria considerazione. Una volta stabilito questo quadro filosofico, Kor lo applica attraverso la sua arma argomentativa più persistente: il principio della prova.

3. Il Pilastro Argomentativo Centrale: L’Onere e l’Assenza della Prova

La pietra angolare dell’intero edificio scettico di Kor è la sua implacabile insistenza sulla mancanza di prove tangibili. Stabilito il suo quadro filosofico, egli ora lo utilizza per forgiare la sua arma principale: un onere della prova quasi impossibile da soddisfare. La sua argomentazione si sviluppa su un doppio binario: in primo luogo, l’onere della prova ricade esclusivamente su chi avanza l’affermazione, non sullo scettico che la mette in dubbio. In secondo luogo, egli denuncia la totale assenza di ciò che definisce “prove fisiche bona fide”. Per rafforzare questa posizione, Kor opera una ridefinizione strategica che distingue nettamente le prove concrete da quelle che considera irrilevanti, un meccanismo retorico che gli permette di scartare la maggior parte delle presunte “prove” fin dall’inizio.

CategoriaDescrizione secondo Kor
Prove InsignificantiRami di alberi spezzati, depressioni nel terreno, “capelli d’angelo”, fotografie ambigue, “contatti” radar non corroborati.
Prove “Bona Fide”Dispositivi fisici, artefatti, rottami, corpi o materiali che non potrebbero essere spiegati in modi più banali.

Una volta fissati i suoi standard filosofici ed probatori, Kor rende questi standard impossibili un’arma, procedendo metodicamente a smantellare ogni categoria di prova che i suoi oppositori presentano.

4. La Decostruzione dell’Opposizione: Tecniche di Attacco Retorico

Questa sezione esamina le specifiche tecniche retoriche e logiche che Kor impiega per invalidare le principali categorie di prove ufologiche. Il suo approccio è meticoloso e su misura: egli adatta la sua strategia a ogni tipo di affermazione, passando da spiegazioni psicologiche per i testimoni sinceri a demolizioni logiche dei ragionamenti fallaci.

4.1. Smascherare la Testimonianza: Errore, Isteria e Suggestione

Kor neutralizza le testimonianze oculari e gli incontri ravvicinati senza attaccare necessariamente la sincerità dei testimoni. Sposta invece l’attenzione dal contenuto dell’avvistamento allo stato psicologico dell’osservatore. Nel suo approccio, egli identifica due meccanismi principali di errata interpretazione, che integra in un’analisi fluida. Il primo è l’elaborazione di stimoli sensoriali ambigui: quando un evento è troppo distante, veloce o stressante, la mente subconsciamente “risolve” l’ambiguità trasformando dati sensoriali confusi in esperienze concrete. Il secondo meccanismo è “l’isteria intellettuale”, che si verifica quando individui profondamente convinti di una credenza iniziano a interpretare eventi ordinari attraverso spiegazioni straordinarie. Kor illustra questo concetto con esempi efficaci: il ricercatore che, convinto di essere sorvegliato, interpreta un’auto che rallenta come una prova di spionaggio, o gli uomini che, aspettandosi di vedere un disco volante, scambiano una serra illuminata per un’astronave.

4.2. Svuotare le Narrazioni dei Contattisti: La Logica sull’Aneddoto

Kor riserva una critica a più livelli per le narrazioni dei “contattisti”. Innanzitutto, egli respinge come illogiche le argomentazioni usate da altri “ufologi scientifici” per scartare i contattisti (ad esempio, la logica del “portami dal tuo capo”), posizionandosi come uno scettico più rigoroso. Successivamente, applica il proprio metodo: un esame critico del “contenuto concettuale e informativo” dei presunti messaggi alieni. Il suo interrogatorio a uno “scienziato alieno”, che identifica chiaramente come un’applicazione del metodo Socratico, è un caso di studio perfetto. Chiedendo allo “scienziato” di descrivere l’equazione di Planck, Kor espone retoricamente l’affermazione come concettualmente vuota, dimostrando che essa non regge nemmeno alla sua logica interna e non fornisce alcuna conoscenza verificabile.

4.3. Neutralizzare le “Prove”: L’Uso Strategico della Banalità

Per neutralizzare le affermazioni relative a tracce fisiche, fotografie e rilevamenti radar, Kor applica un principio fondamentale: le prove più autentiche sono le più ambigue, mentre quelle più decisive sono le meno autentiche. Egli osserva che le fotografie autentiche mostrano contenuti vaghi, mentre quelle con contenuti chiari sono quasi sempre falsi. Allo stesso modo, i rilevamenti radar più solidi riguardano bersagli invisibili, non le “grandi astronavi” descritte nei rapporti più spettacolari. A livello stilistico, Kor utilizza le virgolette come un potente strumento di delegittimazione discorsiva. Racchiudendo termini come “ricercatori”“prove” ed “eventi” tra virgolette, egli attacca il lessico stesso su cui i suoi oppositori fanno affidamento, insinuando nel lettore il dubbio che l’intero campo di studi manchi di serietà e rigore scientifico.

5. Riformulare la Narrazione: Da Fenomeno a Movimento Sociale

La strategia retorica più sofisticata di Kor, e il coronamento del suo progetto, consiste nel ricontestualizzare completamente il “mistero dei dischi volanti”. Dopo aver decostruito le prove di un fenomeno esterno, egli compie l’inversione del soggetto di studio: il mistero non è più “Cosa sono i dischi volanti?” ma “Chi sono gli ufologi?”. Per rafforzare questa tesi, classifica i credenti in una tassonomia che ne analizza le motivazioni psicologiche e ideologiche, utilizzando la sua stessa terminologia evocativa.

• Fondamentalisti: I “costruttori stretti” (strict constructionists) del movimento, che si aggrappano all’ipotesi extraterrestre fisica.

• Revisionisti: Coloro che, riconoscendo le debolezze dell’ipotesi extraterrestre, la abbandonano per speculazioni più “eretiche” (psichiche, archetipiche) al fine di allinearsi alla “mutevole moda intellettuale” (changing intellectual fashion).

• Attivisti: La “controcultura” (counter-culture) del movimento, più interessata a combattere l’establishment scientifico e a promuovere un’ideologia che a risolvere il mistero.

• Cultisti: I “primi motori” (prime movers) del movimento, le cui affermazioni radicali spingono costantemente i confini di ciò che viene considerato “rispettabile” da studiare, radicalizzando progressivamente l’intero campo.

Questa categorizzazione serve a uno scopo retorico preciso: inquadrare la credenza non come una risposta alle prove, ma come un sintomo di bisogni psicologici, come l’alienazione esistenziale o la ricerca di status. Questa mossa finale sposta l’oggetto di studio dai dischi volanti agli “ufologi”, completando la trasformazione del fenomeno.

6. Sintesi del Metodo Retorico di Kor

Il metodo retorico di Peter Kor è un processo sequenziale e completo. Egli inizia con il definire i termini della realtà e della prova secondo un rigoroso standard materialista, per poi esigere un onere della prova che sa essere impossibile da soddisfare per i suoi oppositori. Successivamente, decostruisce le prove esistenti utilizzando un arsenale di strumenti logici e psicologici, dimostrando come testimonianze, narrazioni e tracce fisiche siano il prodotto di errore, suggestione o frode. Infine, il suo colpo da maestro: ricontestualizza l’intero fenomeno, trasformandolo da un mistero cosmico a un mito sociologico, un movimento guidato da bisogni umani di significato e appartenenza. Attraverso questa strategia, Kor costruisce una visione del mondo scettica, persuasiva e autocontenuta, che posiziona il “mistero dei dischi volanti” non come un enigma su visitatori alieni, ma come “further examples of the tendency of human credulity to manufacture mystery” (ulteriori esempi della tendenza della credulità umana a fabbricare misteri).

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