Nuovo libro sui “Cerchi nel grano”
Sebbene la relazione tra i cosiddetti “cerchi nel grano” ed il fenomeno UFO sia lontana dall’essere dimostrata e, molto probabilmente, inesistente, i “cerchi” sono entrati nell’immaginario collettivo come un argomento collaterale degli UFO, pur acquisendo connotazioni e sviluppi autonomi.
Il secondo libro di Leonardo Dragoni, “Storia dei cerchi nel grano – Le origini”, rappresenta un interessante e documentato contributo per comprendere la nascita e l’evoluzione dei “cerchi nel grano”, sotto forma di una vera e propria cronistoria la cui lettura è necessaria a chiunque voglia affrontare l’argomento.
Qui sotto il contributo introduttivo dello stesso Dragoni. Il libro può essere acquistato qui:
http://www.cropfiles.it/storiadeicerchinelgrano.html
Un trailer è visibile qui:
**********************************************
Venerdì, 15 agosto 1980. Il “Wiltshire Times” pubblica un articolo intitolato “Cerchi misteriosi – il ritorno della ‘cosa’?”. L’articolo è corredato da una foto, nella quale si vede una delle tre forme circolari impresse – tramite appiattimento della vegetazione – sul campo d’avena di proprietà del signor John Scull, presso Bratton Castle, nel Wiltshire (Inghilterra meridionale). È la prima foto mai pubblicata di un crop circle (cerchio nel grano), e quel giorno segna la nascita mediatica di un fenomeno destinato a spopolare negli anni successivi.
Oggi sono trascorsi trentatré anni da quel giorno, anni ricchi di dibattiti, trasmissioni televisive, pubblicazioni di articoli, libri, film, perfino interrogazioni parlamentari, aventi ad oggetto questo mistero. Possiamo dunque asserire che la questione dei cerchi ha oggi una sua innegabile e corposa dimensione storica. Di qui la necessità, di cui mi faccio interprete nell’ultimo mio libro, di affrontare la tematica in modo sistematico e fattuale. Che è anche la finalità stessa del libro: addivenire ad una ricostruzione storiografica esaustiva e puntuale, che possa rappresentare un onesto punto di partenza per qualsiasi successivo giudizio e analisi concettuale o speculativa. A questo si giunge grazie ad approfondimenti sui protagonisti delle vicende storiche di questo fenomeno, indagando il background sociale ed emotivo in cui gli eventi si sono svolti, ma anche svolgendo una analisi rigorosa dei fatti e degli eventi, utilizzando quindi un approccio storico, metodico, scientifico. Per fare questo si è dovuto ricorrere a documentazione originaria, specialistica e qualificata, e ad una faticosa selezione ed interpretazione della stessa. Il risultato è però importante, nella misura in cui si addiviene ad una ricostruzione cronologia di dati e fatti in precedenza non sufficientemente organizzati e non adeguatamente raccontati o documentati. Il mistero diventa storia. Come è scritto nella premessa: “Sia che questi agroglifi rappresentino il più grande mistero dei tempi moderni, ovvero costituiscano la più grande beffa o abbaglio di cui sia stato vittima l’uomo contemporaneo, sarà comunque utile fare le dovute considerazioni alla rigorosa luce dei fatti”. Questo libro lascia parlare i fatti, e i fatti sveleranno più di quanto si possa immaginare.
Sveleranno come già nel periodo che va dal 1980 al 1991 esistevano già – proprio come esistono oggi – le varie fazioni e correnti di pensiero che si contendevano il primato dell’esser portavoce ufficiali della verità. Pensiamo al suddetto crop circle del 1980 apparso nel terreno del signor Scull. Ebbene già allora, agli albori del fenomeno, lontano dal clamore mediatico, esistevano diversi schieramenti contrapposti. C’era George Terence Meaden, fautore della teoria meteorologica dei vortici di plasma discendenti. C’era Ken Rogers, della “British Ufo Society” e della “Unexplained Society”, profondamente convinto che quei cerchi al suolo fossero le tracce dell’atterraggio di astronavi aliene. C’era Ian Mrzyglod, personaggio di spicco dell’ufologia ed allora direttore del probe, fautore di un’ufologia coscienziosa, critico-metodica e raziocinante, molto distante da Rogers. Poco più avanti sarebbero entrati in campo Colin Andrews, Pat Delgado, Paul Fuller e molti altri personaggi. Studiando attentamente le fonti e gli eventi dell’epoca, si scopre che perfino all’interno degli stessi gruppi e delle stesse fazioni esistevano delle differenziazioni, delle gelosie e delle rivalità. Non solo esistevano degli schieramenti abbastanza compositi, ma esistevano i loro accoliti, le loro riviste, i loro strumenti di divulgazione che si contrapponevano e polemizzavano l’un l’altro. Basti pensare al “The Crop Watcher” da un lato, e al “The Cereologist” o al “Flying Saucer Review” dall’altro. C’erano già anche i circlemakers, da soli e in gruppo, basti pensare agli Amershan, a agli United Bureau of Investigation di John Martineau, a Adrian Dexter, a Julian Richardson (aka Bill Bailey). Quest’ultimo pare agisse sotto la copertura di qualcuno – si sospetta George Wingfield – del “Center for Crop Circle Studies”. Non è possibile approfondire in questa seda, ma ce ne sarebbe abbastanza per scrivere un thriller di spionaggio. Alcuni di questi circlemakers si misero anche ad emulare Bower e Chorley, spingendo questi ultimi allo scoperto. Nel libro trova ampio spazio anche la trattazione relativa ai due pensionati di Southampton che nel settembre del 1991 decisero di venire allo scoperto e di confessare di essere gli artefici di molti dei crop circles che da oltre dieci anni campeggiavano nelle campagne inglesi. Mentivano? O erano realmente loro gli artefici di tutti quei cerchi nel grano? E perché vennero allo scoperto? Una storia ricca di retroscena e di particolari ignoti al grande pubblico. Pochi sanno – solo per fare un esempio – che Bower e Chorley si rivolsero prima al “Daily Mirror” e solo successivamente al “Today”, e ciò perché pochi giorni prima uno dei figli di Chorley si era lasciato sfuggire delle dichiarazioni proprio ad un reporter del “Daily Mirror”, il cui editore decise però di non dare seguito alla storia dei due ex pittori. Ancora: perché il “Today” alla fine del famoso articolo “Man who conned the world” scriveva “Copyright MBF Services”? Chi o cosa era questa MBF?
Infine molte pagine del libro sono dedicate alle presunte origini cronologiche di questo fenomeno, inseguendo le più originali teorie ed ipotesi secondo le quali qualcuno giunge a suggerire che gli agroglifi fossero presenti fin dal Seicento, testimoniati ad esempio in un pamphlet inglese intitolato “The Mowing Devil” (“Il Diavolo Mietitore”), in alcuni scritti del professor Robert Plot, o in una raffigurazione del Mutus Liber. Si credette di ravvisare la presenza di cerchi nel grano in un documento dell’arcivescovo Agobardo di Lione, in un frammento dei Rotoli del Mar Morto, in una raffigurazione del Libro dei Morti egizio, in un verso della Genesi, nelle strutture megalitiche del neolitico, e così via a ritroso fino a giungere al tardo pleistocene, tra i 15.000 e i 20.000 anni fa, ad un disegno rupestre in cui si ravviserebbe una raffigurazione di un cerchio. Soltanto due sembravano essere però le opposizioni credibili all’ipotesi Bower-Chorley. La prima era sostenuta originariamente da Paul Fuller, il quale era in possesso di almeno tre fotografie di presunti crop circles antecedenti al 1978: Rossburn in Canada (1977) e due casi australiani di Bordertown e Wokurna (1993), che si aggiungevano al famoso caso di Tully del 1966. L’altro grande polo gravitazionale attorno a cui ancora oggi ruotano le obiezioni alla storia di Bower e Chorley, è rappresentato dalle recenti dichiarazioni dell’archeologo Greg Jefferys, pubblicate dal “The Huffington Post” il 29 gennaio 2013, e secondo cui nel 1945 erano stati rilevati ben tredici crop circles, visibili in alcune immagini aeree scattate dalla Australian Royal Air Force.
Esiste poi quella che chiamo una “questione australiana”: è possibile che il fenomeno dei cerchi nel grano fosse nato proprio in Australia, orientativamente tra il 1960 e il 1975, per poi trasferirsi solo successivamente in Gran Bretagna? Non è possibile che Bower, negli otto anni vissuti in Australia, fosse venuto a conoscenza di questo fenomeno per poi replicarlo una volta tornato in patria?
Tutto questo, e molto altro ancora, trova ampia trattazione in un testo che resta – comunque – un testo di storia, che pone interrogativi e suscita riflessioni ma senza nulla concedere al sensazionalismo.
**********************************************
Leonardo Dragoni, dottore in scienze politiche, ha conseguito due master in discipline umanistico-sociali. Da sempre appassionato del fenomeno dei cerchi nel grano, nel 2005 ha fondato (e tutt’ora dirige) il sito “cropfiles.it”, specializzato sul tema dei cerchi nel grano e punto di riferimento per la casistica di tutti i crop circles italiani dalle origini a oggi. L’autore ha visitato personalmente diverse formazioni apparse in Italia, ha avuto collaborazioni professionali con importanti ricercatori e gruppi di ricerca qualificati, e con riviste nazionali e internazionali di settore. Vanta infine al suo attivo articoli e pubblicazioni online e su noti magazines e periodici, numerose ricerche, interviste, studi e approfondimenti inerenti questa tematica. Nel 2011 ha pubblicato il saggio “La verità sui cerchi nel grano. Tesi e confutazioni di un fenomeno discutibile”.